Per l’allenamento nel tennis ho creato il neologismo “Metodo Coordinabolico” dalle parole: Cognitive, Condizionali, Coordinative e Metaboliche
Per questo mio modo d’interpretare l’allenamento nel tennis ho creato un neologismo, chiamandolo “Metodo Coordinabolico”, il cui nome deriva appunto dall’integrazione di alcune sillabe delle parole che sono coinvolte nelle esercitazioni e cioè: Cognitive, Condizionali, Coordinative e Metaboliche.
Adesso vi spiego come sono arrivato a definire questo metodo.
Il ruolo dell’attenzione nell’allenamento del tennis
Un dato incontrovertibile, confermato dalla stragrande maggioranza degli addetti ai lavori, si concretizza nella seguente affermazione:
“Nel tennis, il risultato agonistico è determinato per il 50% dalla “testa” (intesa come qualità mentale), per il 40% dal “fisico” (inteso come preparazione fisico-atletica) e per il 10% dalla “tecnica”.
Nell’allenamento, tuttavia, le proporzioni di cui sopra non vengono del tutto rispettate in ragione di sessioni incentrate su ore e ore di tecnica e palleggio trascurando, spesso, le esercitazioni specifiche a carattere mentale.
Nel tennis l’aspetto mentale non attiene solo all’approccio motivazionale, al rilassamento, alla gestione dei momenti topici della partita compresa l’ansia da prestazione ma riguardano anche l’attenzione e la concentrazione.
Nell’evento agonistico, infatti, le azioni di gioco si sviluppano in un susseguirsi casuale o schematico di movimenti che, ancor prima della efficienza organica, richiedono una considerevole capacità di attenzione e di concentrazione.
La mia esperienza professionale, che ormai ha raggiunto oltre otto lustri lavorativi con atleti di tutti i livelli, mi ha portato a rivedere spesso i metodi più congeniali al tennista e nell’ultimo decennio mi sono sempre più convinto che l’allenamento funzionale del tennista debba strutturarsi mirando al miglioramento delle varie qualità fisiche (neuromuscolari, coordinative, condizionali e metaboliche) ma sotto l’egida dell’aspetto attentivo, cioè le esercitazioni scelte per stimolare il miglioramento dei vari requisiti motori devono svolgersi mentre l’allievo è obbligato – così come si richiede in partita – a stare attento e concentrato.
Proverò a spiegare meglio come sono arrivato a questa considerazione partendo dal modello di prestazione di questo sport visto da un’altra ottica.
Infatti se provassimo a rappresentare, schematicamente, quello che avviene durante il gioco e specificatamente nella fase di ricezione della palla, si otterrà la situazione di seguito riportata:
Da questa successione di azioni, si può desumere un modello logico, rappresentato dallo schema seguente:
Le esercitazioni specifiche per il tennis
Tenendo presente il suddetto modello, che riassume esattamente ciò che avviene in campo, si possono proporre esercitazioni realmente specifiche per il gioco del tennis, organizzando gli idonei mezzi allenanti.
Essi debbono richiedere:
- elevata funzionalità degli analizzatori sensoriali
- rapidità di elaborazione mentale
- velocità di risposta motoria ed anticipazione motoria
allorquando si manifesta uno stimolo equipollente a quello di natura tennistica, cioè soprattutto visivo e/o anche minimamente di tipo acustico.
La reazione motoria messa in atto sarà influenzata dal tempo di reazione, uno degli elementi fondamentali per la prestazione e fortemente influenzato dalle capacità percettive e dalla velocità di elaborazione mentale.
Infatti, il tempo di reazione – che qualifica anche il livello di un tennista – è dato dal periodo di latenza intercorrente tra il manifestarsi di uno stimolo e la relativa azione di risposta.
Le reazioni motorie nel tennis
Le reazioni motorie di tipo tennistico si manifestano in relazione alle velocità della palla in ricezione.
Si otterranno, quindi, reazioni semplici di tipo istintivo, come nella risposta al servizio in cui le velocità possono risultare elevatissime (il tennista è costretto, a causa del poco tempo a disposizione, a reagire istintivamente alla sollecitazione) o risposte complesse di tipo cognitivo-razionale, come avviene negli scambi per la costruzione di un punto, in cui le velocità più ridotte permettono di operare scelte tattiche maggiormente adeguate al contesto.
Dal punto di vista neurologico, ogni tipo di risposta impegna aree motorie differenti dell’encefalo. Più precisamente, le risposte semplici-istintive sono frutto dell’attivazione cerebellare (movimenti automatizzati), mentre quelle complesse o cognitivo-razionali coinvolgono la corteccia cerebrale.
Tutti questi fenomeni, comunque, dipendono dalla funzionalità dell’insieme – sistema di ricezione dello stimolo (analizzatore sensoriale) e tempo di elaborazione mentale dello stesso – e sono facilitati dall’attenzione.
L’attenzione è la capacità mentale che permette di focalizzarsi su un determinato obiettivo (focus) eliminando la più alta quantità di informazioni estranee alla corretta interpretazione dello stimolo attivante.
Essa è strettamente connessa con il gioco del tennis e, di conseguenza, va allenata alla stregua di tutte le altre qualità evidenziate dal modello di prestazione.
Ne deriva, in conclusione, che l’allenamento del tennista, qualunque sia l’approccio metodologico scelto dall’allenatore, deve tener conto e fissare come prioritario lo sviluppo della capacità di attenzione al fine di favorire i tempi di reazione.
Il prolungarsi di questa condizione mentale, migliora anche la capacità di concentrazione.
Un altro fattore determinante: l’influenza dell’attenzione sulla resistenza allo sforzo
A rafforzare questo mio pensiero metodologico, c’è un altro fattore che merita di essere considerato, che è relativo all’influenza delle capacità attentive sulla resistenza soggettiva allo sforzo.
Partendo quindi dalle precedenti considerazioni, il mio pensiero si è orientato verso il concetto che l’allenamento del tennista dovesse essere strutturato, ponendo come prioritarie le capacità attentive e sotto l’egida di queste ultime, stimolare l’accrescimento delle qualità motorie condizionali e coordinative, secondo lo schema che segue:
La stimolazione dell’attenzione con il SensoBuzz
In primis si attua una stimolazione dell’attenzione per mezzo di segnali acustici e visivi emessi nel nostro caso dal SensoBuzz, a questa stimolazione segue l’attivazione del sistema percettivo e, conseguentemente, si induce l’allievo ad una elaborazione cognitiva dei segnali.
Ogni segnale richiede infatti, l’associazione congrua ad una azione estratta da una gamma di azioni motorie preconcordate.
Queste azioni possono essere indirizzate esclusivamente alla sfera cognitiva che porta alla semplice decodifica dei segnali in rappresentazione grafica o motoria, oppure indirizzate allo sviluppo della forza o della velocità o della resistenza e quindi essere di tipo condizionale, o essere di tipo coordinative se per esempio indirizzate all’allenamento del ritmo o della differenziazione o dell’orientamento, ecc….
Dal momento che queste azioni, esclusivamente quelle di tipo motorio, possono durare periodi di tempo più o meno lunghi ed essere svolte a bassa o alta intensità, si innescherà contemporaneamente, in maniera importante, anche il sistema metabolico.
Un altro aspetto importante da tener presente sono le emozioni
Un altro aspetto importante da considerare è quello di tener presente che le azioni motorie durante le fasi competitive, sono influenzate dalle emozioni, come rabbia, paura, e soprattutto l’ansia che precede la correttezza delle risposte, che innescano eventuali tensioni muscolari che ne derivano, lo stimolo allenante deve farsi carico anche di queste specificità.
Questo è il sunto di tutto quello che secondo me, deve essere contemplato nell’allenamento.
Ecco quindi, in ultima analisi, che l’esercizio che ne risulta è solo il fulcro di un fenomeno molto più complesso ed importante ai fini dell’allenamento rendendo quindi anche un esercizio banale, un mezzo allenante significativo.
Da questo mio modo d’interpretare l’allenamento deriva il neologismo “Metodo Coordinabolico”, dalle parole che sono coinvolte nelle esercitazioni e cioè: Cognitive, Condizionali, Coordinative e Metaboliche.